Paternità
Il desiderio di paternità sembra più legato a sentimenti, sogni e fantasie spesso inconsci.
Il figlio che l’uomo desidera generare, è anche figlio del sul narcisismo: è un bambino immaginato come
la parte migliore di sé, ciò che si sarebbe voluto essere e non si è stati, un bambino al quale dare tutto
ciò che si avrebbe voluto avere e non si è avuto.
L’uomo vive la propria paternità come una “passione” anche grazie all’accettazione ed al riconoscimento
delle proprie insicurezze e fragilità legate alle parti infantili di sé e questo lo rende più incline a
raccogliere i messaggi e le fantasie inconsce, legati ad un sogno di paternità più affettivo, e capace di
verbalizzare il desiderio/bisogno di vivere più in sintonia con la propria donna ed il proprio bambino.
Le nuove e grandi rivoluzioni familiari hanno stravolto in termini positivi il ruolo e la funzione paterna
permettendo e favorendo l’inserimento e la presenza di tale figura anche in ambiti e contesti che fino a poco
tempo fa gli erano negati. Questo però ha prodotto dei modelli ai quali l’uomo deve ispirarsi e che lo portano
a vivere e provare degli stati d’animo destabilizzanti. L’esperienza del parto vissuta in presa diretta
ad esempio è ormai così diffusa che molti padri sono spinti ad affrontare questa esperienza per non essere
diversi dagli altri e/o per il timore di deludere o “lasciar sola” la moglie che a sua volta si sentirebbe
diversa dalle altre. E’ inutile negare che per certi uomini l’esperienza del parto potrebbe risultare scioccante
a tal punto da lasciare tracce profonde sul piano emotivo. Partecipare attivamente alla nascita è un evento
molto forte, carico di vitalità e di felicità, che evoca però anche sensazioni e sentimenti contrari come
la morte, il dolore, la tristezza e la sofferenza. Per alcuni uomini assistere al parto e alla fatica della
donna nel mettere al mondo il figlio, può suscitare sensi di colpa che agiscono nell’inconscio e creano un
blocco ed un rallentamento nella ripresa del rapporto di coppia.
Il futuro padre si trova inoltre a vivere a differenza della futura madre un sentimento di esclusione
dal legame segreto tra madre e figlio e dal processo generativo che crea una profonda inquietudine e si
manifesta in modo meno diretto, meno corporeo, ma non per questo meno importante e significativo.
Tale sentimento si traduce spesso nell’assunzione di atteggiamenti regressivi o di trascuratezza della
propria persona e dei propri affetti con effetti e ripercussioni pesanti sulle relazioni intra ed extra-familiari.
L’intervento terapeutico ha come obiettivo quello di favorire e sostenere la comparsa di un sufficiente
livello di consapevolezza circa la situazione/condizione vissuta ed iniziare così ad
affrontare le crisi ed i conflitti inevitabili nel passaggio dalla condizione di figlio a
quella di padre e a modificarsi. Infatti, un uomo che è pronto a riflettere su se stesso e
ad ascoltarsi è capace di entrare in modo più duttile nella relazione con il proprio figlio.